venerdì 9 maggio 2014

girano: Miracolo a Torino: la cultura non conforme è viva

girano: Miracolo a Torino: la cultura non conforme è viva: Berlu, folgorato sulla via del sapere, chiede sgravi fiscali per le aziende che investono in cultura (sperando che non consideri cultura le ...

martedì 30 luglio 2013

CAMBIA TUTTO, TENIAMOCI PRONTI di Francesco Storace

Stare a guardare non ci è mai piaciuto. Ed e' per questo che frustiamo, critichiamo, ci agitiamo. Da protagonista, una comunità di destra si è scoperta improvvisamente marginale, divisa, a tratti inadeguata. No, non va bene, mentre il mondo attorno a noi scandisce una tempistica che su noi comunque influirà. Oggi si comincia col nuovo rito della Cassazione. E tutti a fare i loro pronostici, manco fosse la schedina. Vada come vada, e' il passaggio da un'epoca all'altra, mi riesce difficile immaginare un altro giro con Berlusconi candidato premier. Tocca ad altri. Comunque. Nei prossimi mesi, entro l'autunno, comunque anche in questo caso, accadrà qualcosa da cui non potremo prescindere. Ci sarà - e anzi dovremo tifare perché il Parlamento ce la faccia - la nuova legge elettorale. Il Porcellum non è davvero più commestibile e comunque non conviene alla destra italiana. Con la logica del due per cento - e vale persino arrivare per primi sotto soglia - ti leghi vita natural durante ad alleanze che non discutono i contenuti perché conta, se ce la fai, la sola sopravvivenza; e, ancora peggio, la tentazione più forte e' quella di mettere su bottega per raggiungere da soli il risultato. Mai più. Si parla di correttivi all'attuale legge elettorale, tra cui lo sbarramento al 5 o addirittura al 6 per cento. Dal male può nascere il bene, si dice al sud. Se varano una legge del genere, saremo tutti - a destra - costretti a guardarci negli occhi e a smetterla con atteggiamenti di superiorità. Ne abbiamo bisogno come il pane di unità. Discutere, discutere e discutere e alla fine decidere la forma, i contenuti, e poi la leadership con una grande mobilitazione nel nome della democrazia. Per fare tutto questo bisogno parlarsi e l'ho detto ieri ad Alemanno, il quale prima o poi comprenderà che cosa intendiamo noi con la voglia di creare una destra competitiva soprattutto perché unitaria e poi porsi il problema delle alleanze. Quando vorrà, lo dirò anche alla Meloni. Ad Alemanno ho chiesto di spiegare che cosa propone senza infingimenti anche in un articolo per il nostro Giornale d'Italia. I documenti promossi da esponenti politici servono a radunare truppe. Il nostro quotidiano può essere utile al confronto fra tutti. Basta volerlo. E magari dandoci appuntamento attorno a un tavolo. Ormai ce lo chiedono tutti. Francesco Storace

sabato 29 giugno 2013

Non una "cosa nera", ma una "cosa vera": la Destra che serve all'Italia. di Francesco Storace

italia bandiera 2

Oggi a Lecce, giovedi prossimo a Latina, giovedi 11 a Napoli (e forse in Calabria se riusciremo a conciliare le agende), venerdi 12 a Firenze e poi sabato e domenica 13 e 14 luglio la nostra Orvieto. Sta diventando una bellissima marcia questa “next An” che sta contagiando tanta gente che vuole riunificare la destra dispersa. Senza porsi il problema di chi comandera’, ma col principale obiettivo di dire a tutti noi non litigate piu’, dateci un’idea, una bandiera, una battaglia da condurre.
Ricordo le polemiche postelettorali, quando in casa nostra c’era chi si lamentava del tempo troppo lungo che sarebbe trascorso tra febbraio e luglio. E’ stato invece necessario, per riflettere, ragionare, scegliere la strada.
E la strada che porta ad Orvieto sarà quella che ci consentirà di ripartire per una sfida ancora più emozionante. Nel 2007 non riuscimmo a sostituire An in Parlamento - forse perche' già allora tra noi c'era chi credeva di più in Forza Italia... - ora forse il momento arriva. Perché chi lo fondo' deve ammettere che il Pdl e' finto.
Non pensiamo ad una cosa nera, come con scarsissima fantasia hanno scritto i giornali. Magari una cosa vera, viva, appassionante, a meno che qualcuno non pensi che ci si debba candidare alle europee il prossimo anno con le singole liste oggi esistenti, tanto per farsi del male. Sarebbe il trionfo delle destre zero punto sei....
Ad Orvieto decideremo, se saremo tutti d'accordo, un percorso che dovrà finalmente portare alla riunificazione di una destra che si è dispersa per troppi anni e in troppi rivoli. Come dice Pasquale Viespoli, non abbiamo il problema delle candidature, ma quello di un'appartenenza comune da rivivere. Il bivio tra decorazione nel Pdl e marginalità nel sistema politico deve essere spazzato via dalla visuale degli uomini e delle donne di destra.
Recuperare il senso della nostra identità e' il primo nostro dovere. Non predico nostalgie da tempo, ma non mi pare affatto normale che milioni di persone che scelsero la destra ce l'abbiano con Fini più per la rottura con Berlusconi che per quella con la storia da cui veniamo. Il cavaliere del '94 sembra più amato di quello del '22. A me pare fantascienza.
Next An indica comunque una voglia di futuro, da agganciare nel nome della sovranità e della tradizione. Cultura di destra, ne abbiamo disperato bisogno nel momento in cui la sinistra l'ha dispersa, se pensiamo che ormai si occupa solo di cosiddetti diritti civili e di immigrati, se non di droga come diritto. Il diritto e' il lavoro, la Patria e' l'Italia del popolo e non questa Europa monetarista, i nostri figli hanno diritto al padre e alla madre. Possiamo trovare un movimento che dica queste semplici cose senza per questo doversi accordare per governare con chi professa l'esatto contrario? Smettiamola di farci del male: se Berlusconi pensa a una novità chiamata Forza Italia, perché deve essere vista come roba del passato Alleanza nazionale? O qualcosa che comunque da li' riparta?                                                                                                                          La nuova storia dell'Italia e della destra siamo ancora in grado di raccontarla.                    Attendiamo le buone volontà.
 Francesco Storace

venerdì 28 giugno 2013

STORACE: SILENZIO SUI FURBETTI DELLA REGIONE LOMBARDIA di F. Storace

È incredibile: i consiglieri regionali lombardi si aumentano lo stipendio in barba ad ogni norma introdotta dopo gli scandali in tutte le regioni e nessuno dice una parola. Lo abbiamo denunciato ieri sul Giornale d'Italia, ma il governo, la regione di Maroni, le forze politiche, i media, persino i cinquestelle tacciono. Accade che una norma del governo Monti preveda che i consiglieri regionali guadagnino un'indennita' uguale per tutti, con le uniche eccezioni dei presidenti delle giunte e dei consigli regionali. Le varie regioni stanno recependo la legge nazionale, la Lombardia lo fa a modo suo. Dando un'indennita' aggiuntiva a chi ha altri incarichi: vicepresidenti o segretari del consiglio regionale, capigruppo, presidenti e vice delle commissioni e via discorrendo. Il Lazio no. Ma stanno tutti zitti. Si intascano migliaia di euro in più al mese ma siccome non si parla della nostra regione, il moralismo nazionale tace. La Destra no. E abbiamo proposto un ordine del giorno in aula, che sarà approvato nelle prossime ore, prima dell'approvazione finale della legge sulla riduzione dei costi della politica, che impegna il presidente Zingaretti a pretendere dal governo Letta un ricorso alla corte costituzionale contro la legge lombarda. Questa volta, almeno alla Pisana, il nostro ordine del giorno lo hanno firmato proprio tutti, grillini compresi. Noi, nel Lazio, abbiamo anche approvato ieri sera tardi, un altro emendamento de La Destra, che dice: "I vicepresidenti del consiglio regionale e i consiglieri segretari (...) nonché i presidenti e i vicepresidenti delle commissioni permanenti e speciali e i presidenti dei gruppi consiliari svolgono a titolo gratuito le loro funzioni". Nel Lazio. In Lombardia si paga.

venerdì 21 giugno 2013

NON SERVE LITIGARE, MA COSTRUIRE di F. Storace

italia bandiera 2
 
Next An non vuol dire che si rifà il vecchio partito, il più forte che la destra politica italiana abbia mai messo in campo in termini di consenso elettorale. Vuol dire che ci si pone il problema di costruire la destra prossima ventura, contando su tutte le forze disponibili. Ed oggi ne parleremo al Nestor di Frosinone, alle 17, assieme ad altri protagonisti di una stagione che iniziò in maniera esaltante.
È vero che la storia non si ripete, ma questo non riguarda solo alcuni, riguarda tutti quelli che ne furono partecipi. Alleanza nazionale e' stato un patrimonio dell'Italia di destra che non va gettato a mare nella speranza di raccogliere i cocci a scapito di altri. Tutti dobbiamo essere seri.
Non è più il tempo in cui a 16 anni sognavamo di cambiare il mondo.  Su alcuni si puo' anche dire che sono stati loro ad essere stati cambiati dal mondo; ma tutti dobbiamo anche capire che invece e' il mondo ad essere cambiato e che cambiera' ancora.
Per questo mi permetto di suggerire di non stilare pagelle. Abbiamo bisogno di tutti. E deve essere chiaro ed evidente che chi ha avuto ruoli di responsabilità primaria non può accampare ulteriori leadership. Ma non guidare una formazione politica non può significare starne ai margini. Sarebbe sbagliatissimo pretenderlo.
Se rinasce la destra italiana, il primo problema non sarà il suo leader; magari saranno i quattrini ai quali bisognerà sopperire con l'entusiasmo del progetto. Se Berlusconi pensa ad una trasformazione del suo partito cercando imprenditori danarosi da impegnare direttamente nelle leadership regionali, la nostra forza dovrà essere popolare, entusiasta, militante. La tessera torni ad essere un valore da custodire gelosamente. Magari accompagnandola ogni giorno ai clic sui migliori articoli del Giornale d'Italia online, uno strumento quotidiano che mettiamo a disposizione di tutta una comunità.
Nei giorni scorsi ci siamo beccati un po'. Non è obbligatorio insistere. Basta intenderci su un comportamento, che auspico sia improntato piu' a unire che non a dividere; che si superino antagonismi vecchi di decenni; che si torni a credere e a combattere sapendo che nel tempo nuovo nessuno e' più disposto a obbedire....
Anche a me da' molto fastidio sentir parlare di cosa nera. Non ha alcun senso, il prossimo anno ci saranno le elezioni europee e dovremo tutti insieme rappresentare una grande cosa tricolore per garantire, difendere, tutelare gli intessi nazionali. Ciascuno da solo non raggiunge il quattro per cento necessario.
Dobbiamo invece agguantare l'obiettivo di esserci per rimettere tutto in discussione: mi piacerebbe un'intesa politica per lanciare il referendum europeo per abolire il fiscal compact.
Manca il lavoro, ma i forzieri delle banche restano chiusi alle imprese e alle famiglie.
Manca la cultura, ma si fa strada il relativismo etico.
Non ci mancano le proposte, se rimettiamo intelligenze e volontà. Questa, e non altra, e' la nostra volontà. Cerchiamo gli interpreti migliori a rappresentarla.
 
                              Francesco Storace

martedì 18 giugno 2013

VIETATO SABOTARE LA RINASCITA DELLA DESTRA di F. Storace

VIETATO SABOTARE LA RINASCITA DELLA DESTRA

Tenderei a escludere che il leader della destra prossima ventura possa essere Gigliola Cinquetti, che cantava di non avere l'età, anche se in senso opposto alla vulgata contemporanea.Ma se la politica deve essere una finzione, non illudiamo milioni di italiani che ci hanno creduto. Io voglio continuare a sperare nel progetto di ricreare una grande forza di destra in Italia, dopo la chiusura dell'esperienza di Alleanza nazionale, pretesa da Fini e subita nella silenziosa aspettativa di poltrone da tanti giovani e vecchi di oggi che balbettano di rinnovamento senza sapere di che parlano.
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Share on twitter Tenderei a escludere che il leader della destra prossima ventura possa essere Gigliola Cinquetti, che cantava di non avere l'età, anche se in senso opposto alla vulgata contempoMa se la politica deve essere una finzione, non illudiamo milioni di italiani che ci hanno creduto. Io voglio continuare a sperare nel progetto di ricreare una grande forza di destra in Italia, dopo la chiusura dell'esperienza di Alleanza nazionale, pretesa da Fini e subita nella silenziosa aspettativa di poltrone da tanti giovani e vecchi di oggi che balbettano di rinnovamento senza sapere di che parlano.
Confesso di essere andato sabato scorso a Milano con tanta speranza; li' c'era la convention di Fratelli d'Italia, ero stato invitato, pensavo di dover parlare di contenuti. Poi ho scoperto che eravamo una dozzina di oratori, cinque minuti ciascuno, e' finita parlando d'anagrafe. Così non si va da nessuna parte. Mi è persino capitato di ascoltare un'esilarante apologia di Pinuccio Tatarella, dipinto come l'anziano che fece posto a Fini. Chi parlava non sapeva che in realtà comandava proprio Pinuccio. Che infatti andò a fare il vicepresidente del Consiglio nel primo governo Berlusconi - 1994 - con delega alla comunicazione (e non so se mi spiego...).
Parlano di anagrafe quei giovani che stettero zitti quando Fini decise di chiudere i battenti di Alleanza nazionale e si permettono di concionare sul futuro che non hanno. Perché sono vecchi sognatori di poltrone che non avranno mai, se pensano di continuare lungo questa strada.
Spero che dietro l'empasse riscontrato a Milano non ci sia una lotta tra chi vuole Giorgia Meloni leader e chi dice di volerla, come La Russa. Il quale, se l'andazzo prosegue, sara' il primo ad essere impallinato dai suoi. Poi, tocchera' a Rampelli (classe 1960, appena un anno meno di me e lo stesso numero di mie legislature), Crosetto (classe 1963) e via discorrendo. Ci si fermerà pietosamente solo davanti agli asili.
È un peccato che strada facendo - eppure hanno già nove deputati - Fratelli d'Italia dia spazio a chi vuole evitare una destra unita. Unita dai contenuti del tempo odierno. Chi ha ottenuto un risultato brillante alle elezioni - una manciata di voti dal 2 per cento - potrebbe capitanare agevolmente il processo di ricomposizione di un'area.
Dicono di no e non si capisce perché.
Noi continueremo a parlarne, pero', perche' non ci frenano le paturnie giovanilistiche maturate all'ombra di Verdini, e venerdì saremo a Frosinone a parlare di questo progetto che abbiamo ribattezzato "Next An", la destra prossima ventura, non piu' semplicemente ex.
Parleremo di coerenza e di valori, di sociale e di Europa; non indagheremo sulle scelte altrui di ieri, vantando le nostre. Rispetto per tutti. Anzitutto da parte nostra.
                         Francesco Storace

lunedì 17 giugno 2013

Verrà la morte, con gli occhi di Fornero.. Sulle prime pagine dei quotidiani si discetta delle battute contro l'afroministro. Ma spariscono le notizie sui continui suicidi per disperazione economica. Il centinaio di morti è stato ampiamente superato, ma non se ne parla. Poche righe nelle cronache locali. Censura e ancora censura. Perché, a parlarne, verrebbero fuori le responsabilità del governo Monti e del suo ministro del Lavoro e, soprattutto, della Disoccupazione. Elsa Fornero. Ma, nonostante la censura dei quotidiani, se ne può scrivere. Magari in un libro, un ebook come "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Storia semiseria della Signora degli esodati", pubblicato dal Borghese nella nuova collana degli Apoti e recuperabile su Amazon. Quella che segue è la prefazione di Andrea Marcigliano. Dicono che Torino, dietro l’apparenza algida e cortese, sia una città di misteri. Misteri esoterici, perché costituirebbe uno dei vertici del leggendario «Triangolo Nero» della magia, e lì si favoleggia risieda, o risiedesse in passato addirittura una sorta di Vescovo di Satana; ma anche misteri politici ed economici, città di salotti umbratili e ovattati dove dominano consorterie finanziarie che, di fatto, hanno sempre esercitato un ruolo fondamentale, ancorché poco palese, nelle vicende dell’Italia. Circoli chiusi, autoreferenziali, poco conosciuti al grande pubblico che, per lo più, identifica la città della Mole con la FIAT, la Casa Agnelli, la Juventus. Tuttavia ambienti influenti, che hanno segnato il bello ed il cattivo tempo della storia economica e politica italiana, per lo più, però, restando sempre nell’ombra, che ha loro garantito di poter agire indisturbati e, soprattutto, senza pagare gli scotti, sovente pesanti, che la luce della ribalta ha chiesto ad altri, meno influenti e meno fortunati, prota-gonisti della scena politico-economica. Di rado, questa Torino riservata e silenziosa è uscita allo scoperto, assumendosi direttamente, con persone «sue», l’onore e l’onere della gestione diretta del potere, preferendo sempre far ricorso ad altri modi, agendo dietro le quinte, come i burattinai nel teatro dei pupi. Eccezione, notevole, è stata quella rappresentata dal Governo Monti, nel quale, oltre al Presidente del Consiglio - lombardo di origine, certo, ma torinese di formazione ed elezione - erano presenti altri personaggi di provenienza piemontese, legati a certi ambienti, adusi a muoversi più fra le ville della collina torinese, che fra i palazzi dei Sette Colli romani. In particolare Elsa Fornero, «Nostra Signora degli Esodati» come l’appella Augusto Grandi in quest’agile biografia critica. O meglio in questo pamphlet che ne segue e disegna vita e carriera, amicizie e rapporti di sodalità, protezioni e legami al di là, molto al di là, di una certa vulgata agiografica che ne ha accompagnato la, resistibile, ascesa e contrappuntato il percorso al governo. Percorso breve, certo, tuttavia pesantemente incidente, nel presente ed ancor più nella prospettiva futura, sul corpo vivo della società italiana. Sulle vite, sulla carne ed il sangue di tutti, o quasi, noi italiani. Chi è il Ministro Fornero, chi era, da dove proviene, da dove traeva e trae protezioni e a chi ha risposto con la sua azione di governo. Tutto questo ci racconta Augusto Grandi, giornalista economico e torinese schietto, poco incline a concedere qualcosa al bon ton ed al politicamente corretto tanto in voga in questi mesi. Anzi, da sempre portato a cercare, dietro le parvenze, verità scomode. Non una biografia della Fornero soltanto, però, bensì un tassello del complesso mosaico del «potere occulto» di certi ambienti, si può dire così, tecnico finanziari torinesi connessi, strettamente, con ben più ampi - ed ancor più riservati ed oscuri - potentati interna-zionali. Un altro tassello di un mosaico che Grandi va, da tempo, ricostruendo con acribia e puntiglio, da giornalista (e scrittore) di razza. Razza d’altri tempi, però, quella che faceva giornalismo d’indagine senza guardare in faccia a nessuno, e della quale, purtroppo, oggi sembra essersi perduto lo stampo. Per altro, con questo «viaggio intorno alla Fornero», integra e completa un’altra recente fatica, la biografia non autorizzata di Mario Monti, Il Grigiocrate, una ribalderia nella quale ho avuto la fortuna, con Daniele Lazzeri, di essere compare di Augusto Grandi. Ed anche per tale, personalissima, ragione, sono particolarmente felice di inaugurare proprio con questo lepido libello di Augusto, una nuova collana che, non a caso, prende il nome di «Biblioteca degli Apoti». Rievocazione di quel «Manifesto degli Apoti» che Giuseppe Prezzolini vagheggiò, a suo tempo, di lanciar come sasso in mezzo agli opposti manifesti del fascismo e dell’antifascismo. Gli Apoti, prezzolinianamente, sono coloro che «non se la bevono». Una razza d’uomini, di Italiani della quale, in questo momento, c’è un gran bisogno di ritrovare le tracce. ANDREA MARCIGLIANO